lunedì 24 dicembre 2018

Consapevolezza, comunità e concretezza


Viviamo nel tempo della tecnica, nel tempo della conoscenza. Abbiamo in tasca uno strumento potentissimo che solo dieci anni fa non c’era e oggi ci permette, in tempo reale e in qualsiasi posto, di accedere alle informazioni, di poter controllare le cose, di verificare quello che viene detto. Eppure mai come ora, o per lo meno da moltissimo tempo, si ha l’impressione tangibile che non ci sia lo sforzo e la capacità di andare a verificare le cose, ma si prenda per buono quello che si sente dire, spesso da chi urla più forte. E quella che è una ricchezza enorme ed uno strumento straordinario per governare la nostra conoscenza e indirizzarla, viene accantonata per seguire slogan, parlare di concetti e frasi fatte, spesso senza collegarne il senso logico o senza fare un’analisi critica.
Ancora, spesso si vede quello che è di nostro interesse diretto, senza guardare all’insieme, alla complessità di cui è fatto il mondo e i limiti che il mondo ha. Ognuno vuole andare in pensione il prima possibile, pagare meno tasse, avere la macchina più veloce e il telefono nuovo, senza pensare all’impatto che questo può avere sul sistema globale e sulle nuove generazioni a livello di ambiente, di risorse economiche, di sicurezza ecc…
Girando per le nostre frazioni, in ogni paese mi capita di sentir dire che è l’ultima frazione della valle, la più dimenticata. Si vede il piccolo lavoro come priorità assoluta, senza pensare che di frazioni ce ne sono 43, il bilancio comunale è (ahimè) limitato, i tempi sono complessi, non si riesce ad accontentare tutti e subito, e le priorità cambiano nel tempo.
Una semplificazione generale delle cose che spesso è accompagnata da una volontà di rigore assoluto. Da una parte si vorrebbe un controllo di tutto ma dall’altra si lamenta una eccessiva rigidità delle regole. Quando le macchine corrono il vigile dovrebbe multarle tutte. Quando siamo noi a prendere la multa, il vigile poteva anche avvisarci prima.
E se in tempi di risorse limitate, sarebbe utile unire le forze verso il bene comune, e riacquistare un senso di comunità che permetta una solidarietà di intenti per cambiare le cose, sembra invece che si concretizzi un clima di ostilità, di cattiveria verso tutto e verso tutti. Un clima che porta a divisioni, che racchiude scontenti e li trasforma in energie negative e che porta a non ascoltare l’altro, invitando a imporre la propria idea sopra le altre, a prescindere dalle competenze e dalle considerazioni altrui.
In tutto questo è quanto mai necessario trovare e preservare il senso di comunità. Ed è necessario ed urgente coltivarlo nel nostro piccolo, a partire dai gesti quotidiani, a partire dalla nostra piccola realtà. In casa, tra vicini, in paese, a livello associativo, a livello comunale. In una realtà come la Vallarsa che ha il pregio di poterci garantire una dimensione “umana” del vivere assieme e della gestione dei beni collettivi, questa operazione dovrebbe risultare più facile. C’è una base comune, che mette assieme la storia delle nostre generazioni che vengono dal passato con l’esperienza e l’apertura mentale necessaria per vivere il nostro presente. Bisogna partire da questa e riprendersi, mattone su mattone, la consapevolezza delle cose necessaria ad affrontare il futuro. Spegnere gli smartphone, non badare a quanto scritto su Facebook, ma iniziare ad affrontare le cose in prima persona, in modo critico e consapevole. Guardando al futuro e non rincorrendo chi ha sbagliato in passato.
C’è bisogno di consapevolezza, c’è bisogno di comunità, c’è bisogno di concretezza. Li troveremo nella scatola che c’è sotto l’albero di Natale. Ma dobbiamo avere il coraggio di scartarla e gettare via l’involucro fatto di slogan, di urla e di accuse che ci vogliono far credere che Babbo Natale non esiste e che il nostro vicino di casa ci ha portato via i regali perché non gli piacevano quelli che aveva già.
A tutta la comunità di Vallarsa, ai lettori di Vallarsa Notizie in Italia e all’estero, vanno i migliori auguri per queste festività e l’inizio del 2019.
Massimo Plazzer
sindaco

sabato 22 dicembre 2018

Scelte e responsabilità


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Girando per la Vallarsa, incontrando le persone sul territorio e confrontandoci sui problemi delle nostre frazioni, a volte ci troviamo di fronte a qualche concittadino che vive nel mito degli anni ’80, richiamando a fatti ed esperienze di allora e cercando di riportarle al giorno d’oggi. “Questa cosa dovrebbe farla il Comune perché un tempo era l’assessore che la seguiva” si sente dire, oppure “Quando da ragazzo lavoravo con la ditta e ho aiutato a costruire quel muro, bastava chiamare e si faceva subito”. Purtroppo, o per fortuna, il mondo è cambiato e non si possono fare paragoni tra allora e adesso. Le regole sono diverse, il ruolo e l’autonomia di un comune è cambiata così come le competenze e le responsabilità di amministratori e dipendenti sono altre rispetto a venti, trenta o quarant’anni fa. E, non ultimo, le risorse e la normativa sono altre.

Come amministrazione comunale cerchiamo ogni giorno con il prezioso aiuto dei nostri consiglieri di portare avanti la nostra idea di Vallarsa, cercando di garantire servizi e migliorare quanto abbiamo, con le risorse a nostra disposizione e, soprattutto, senza pesare con nuove tasse sulle spalle dei cittadini. Rispetto al passato le regole sono più stringenti e il comune non può più “far debiti” per accelerare le cose, e a volte le numerose incombenze che portano alla realizzazione di qualche piccolo intervento sembrano limitare il potere di azione dell’amministrazione, specialmente se si pensa ad appalti od opere pubbliche. Nonostante ciò, ci mettiamo l’impegno appassionato di chi vede la Vallarsa come il posto più bello del mondo e in cui vale la pena rimanere a vivere.

Alla base dell’amministrazione, e del delicato compito di gestire risorse della comunità, sta il dover operare delle scelte. Scelte che a volte sono facili, che in alcuni casi sono amletiche e che portano ad una assunzione di responsabilità. Il diminuire delle risorse rende più difficile scegliere e porta a focalizzare alcune priorità. Tenendo conto del fatto che i trasferimenti provinciali per le opere pubbliche oggi sono il 30% rispetto a quelli di dieci anni fa, e invece sono aumentati i costi delle opere stesse e delle loro progettazioni, bisogna avere il coraggio e la consapevolezza di scegliere bene. Di recente (nei bilanci 2017 e 2018) abbiamo sostenuto una scelta importante: impegnarci per portare a termine la nuova scuola dell’infanzia senza ridurla nel progetto. Lo abbiamo fatto impegnando circa 600 mila euro di fondi comunali (due anni di spese per investimenti) per la struttura che riteniamo strategica e sentita in valle. Va da sé che ciò ha portato a posticipare altre opere più piccole ma non meno importanti per la collettività ad anni successivi.

È più importante un lampione o un’isola ecologica? Tappare le buche in 10 frazioni o asfaltarne bene una? Fare 100 metri di fognatura o rinnovare il tetto di un immobile comunale?
Cerchiamo di portare avanti tutto nella maniera migliore possibile e assumendoci le responsabilità sulle cose che non hanno dato i risultati voluti (vedi articolo sul microeolico nei post precedenti).
“Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà” cantava Guccini. Riteniamo che sia più serio lavorare dando del nostro meglio e rispondere (nel bene e nel male) a quanto fatto che affrontare le cose senza entrare in merito nelle scelte, per poi esser pronti a fare i grilli parlanti di fronte a quanto non ha dato i risultati sperati.

Ringraziamo tutti per la fiducia che vorrete continuare a dimostrarci e ricordiamo che il sindaco, la giunta e i consiglieri sono a disposizione per raccogliere segnalazioni o dare informazioni.

Nel corso dell’autunno abbiamo iniziato un giro tra le frazioni per raccogliere idee e problemi, proseguiremo anche nei prossimi mesi anche per raccogliere dati utili a redigere il bilancio 2019.



Un sentito augurio di Buone feste



mercoledì 19 dicembre 2018

Sulla questione Valdastico i Comuni del Pasubio chiedono chiarimenti


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Da quando ne ha dato annuncio le discussioni online e offline si sono scatenate. Il nuovo presidente della Provincia Autonoma di Trento vuole far uscire la Valdastico, l'autostrada che sale dall'alto vicentino a Rovereto sud, puntando sulla variante, tra le diverse prese in considerazione, T5 che nel suo tracciato prevede l'attraversamento con gallerie e viadotti del monte Pasubio.

Visto l'importanza dell'argomento, come associazione dei Comuni del Pasubio abbiamo scritto al presidente Maurizio Fugatti, all'assessore alla viabilità veneto Elisa De Berti per richiedere un appuntamento per comprendere meglio i programmi e portare le nostre osservazioni.




Ecco il testo della lettera inviata 

Posina, 15 dicembre 2018


OGGETTO: Completamento autostrada “A31” con ipotesi di uscita Rovereto Sud: richiesta appuntamento

Illustrissimi,
l’Associazione 5 comuni del Pasubio, formata dai sindaci e amministratori dei comuni di Posina (VI), Terragnolo (TN), Trambileno (TN), Vallarsa (TN) e Valli del Pasubio (VI), nata nel 1998 con lo scopo di valorizzare e preservare il Monte Pasubio e i territori dei comuni che vi gravitano attorno, è da sempre impegnata e al lavoro sui temi che riguardano la nostra montagna. Pur divisi da un confine regionale, i cinque comuni sono molto simili sia per caratteristiche fisiche, demografia e sviluppo, oltre al legame che da secoli permane tra le popolazioni a cavallo dei nostri passi.
A seguito delle elezioni provinciali del Trentino, abbiamo appreso e stiamo seguendo con attenzione quanto annunciato nel programma del presidente Maurizio Fugatti circa l’ipotesi di completamento dell’autostrada “A31” (Valdastico nord) con la previsione di uscita a Rovereto sud. Tale annuncio oltre ad andare controcorrente rispetto alle previsioni delle amministrazioni trentine del passato, contrarie all’opera, prevede di percorrere un tracciato che nel progetto preliminare è denominato T5, che dagli stessi progettisti è considerato particolarmente complesso per le criticità orografiche delle valli interessate.
È evidente che tale ipotesi di tracciato, qualora dovesse essere confermata e portata avanti, viene ad interessare quattro dei cinque comuni che compongono la nostra associazione e siamo pertanto molto attenti all’evolversi della situazione. In particolare nella nostra ultima riunione del 6 dicembre 2018, abbiamo affrontato l’argomento e sono emersi alcuni aspetti generali e tecnici:
-       Pur essendo potenzialmente interessante soprattutto per il comune di Posina che verrebbe ad avere un casello vicino, in generale ci sono forti perplessità di natura tecnica-strutturale (come evidenziato dalla relazione progettuale) in merito al tracciato T5;
-       Vanno approfonditi diversi aspetti problematici soprattutto dal punto di vista ambientale rispetto al deturpamento del paesaggio naturale e incontaminato delle pendici del Pasubio, oltre alla quasi certa interferenza con le falde acquifere che alimentano gli acquedotti a servizio di Rovereto e dell’Alpe Cimbra, sotto il Pasubio e il monte Maggio (oltre 50 mila persone servite dagli acquedotti);
-       Come comuni del Pasubio da anni stiamo investendo risorse per costruire e promuovere uno sviluppo turistico e territoriale per valorizzare la montagna incontaminata, i prodotti tipici del territorio, l’agricoltura biologica e in generale uno sviluppo economico non di massa che in aree interne come le nostre può risultare vincente e sostenibile; il passaggio dell’autostrada interferirebbe con questo lavoro;
-       Già nel 2012 i consigli comunali dei tre comuni trentini si erano espressi sfavorevolmente all’opera giudicata anacronistica in quanto le ragioni che cinquant’anni fa hanno portato alla sua ideazione sono cambiate, ed è opportuno indirizzarsi verso il più importante progetto di sviluppo del traffico merci su rotaia lungo l’asse del Brennero;
-       Oltre 10 milioni di euro sono già stati spesi sinora per la progettazione e gli espropri dei terreni riguardanti un altro tracciato sostenuto dalla Regione Veneto;
-       I territori potenzialmente interessati dal passaggio della variante T5 non sono stati mai coinvolti né in fase progettuale né negli annunci attuali che sono stati appresi dai giornali. Altre ben note esperienze nazionali di grandi opere senza l’adeguato coinvolgimento delle popolazioni locali hanno avuto evoluzioni difficili, sintomo di un modo di operare che va rivisto a livello governativo;
-       Da quelche settimana l’UNESCO ha iscritto "L'Arte dei muretti a secco" nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell'umanità in quanto rappresentano "una relazione armoniosa fra l'uomo e la natura". Con la costruzioe di viadotti e gallerie verrebbe sicuramente a meno la relazione armoniosa fra uomo e natura in valli piccole e chiuse come le nostre.
-       Le aree interne di montagna, pur apparentemente marginali, hanno un ruolo fondamentale nella difesa del territorio a tutela del fondovalle: lo hanno dimostrato i fatti di fine ottobre che senza adeguata manutenzione delle valli e delle montagne avrebbero portato a danni maggiori nelle città. Il nostro territorio è già caratterizzato dalla presenza di grandi dighe, la popolazione è poca ma distribuita in centinaia di frazioni abitate. Territori come i nostri – e l’Italia ne è piena - prima di grandi infrastrutture di solo passaggio hanno necessità di servizi, risorse, regole diverse adattabili alla montagna per poter sopravvivere.
Per questo, raccogliendo anche il sentore delle popolazioni che rappresentiamo, l’associazione ha stabilito di scrivere queste considerazioni. Considerato valore sovraregionale della nostra associazione, vogliamo chiedere un incontro con il presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti e l’assessore alla viabilità della Regione Veneto Elisa De Berti per discutere ed approfondire la questione. Abbiamo ritenuto doveroso condividere queste considerazioni anche con il ministro dei trasporti Danilo Toninelli vista la rilevanza nazionale dell’opera.
In attesa di un gradito riscontro, l’occasione è lieta per salutare cordialmente.

I sindaci dei comuni del Pasubio
Andrea Cecchellero (Posina)
Lorenzo Galletti, (Terragnolo)
Franco Vigagni (Trambileno)
Massimo Plazzer (Vallarsa)
Armando Cunegato (Valli del Pasubio)