Diga: il Tar fa ricca la Vallarsa
Per i giudici l’Imu va pagata per l’intero invaso: «Da Dolomiti Energia errori e calcoli al ribasso»
VALLARSA. In pochi avrebbero scommesso sulla vittoria: tre piccoli comuni che si rivolgono al Tar perché ritengono che la società concessionaria di un bacino idrico debba pagare un Imu proporzionale all’estensione del bacino artificiale stesso pare una trasposizione del mito di Davide e Golia. E come nel mito, il più piccolo vince. Ieri infatti il Tar ha accolto il ricorso di Trambileno, Vallarsa e Terragnolo contro Dolomiti Energia e la Provincia. Secondo i giudici, la società in mano pubblica ha presentato un valore catastale del bacino di San Colombano molto inferiore a quello effettivo e così ora il calcolo andrà ripetuto su ben altra base. Dolomiti Energia rischia di dover pagare cifre astronomiche rispetto a quelle preventivate, ma il rischio è un effetto a catena: se ogni comune su cui sorge un bacino idroelettrico chiederà di applicare l’Imu in base a questi parametri, il conto annuo per la concessionaria potrebbe salire a cifre con molti zeri.
Facciamo un passo indietro: Dolomiti Energia, concessionaria della la diga di San Colombano, ha stabilito una quota Imu - in base alla legge che per agli immobili di tipo D consente al proprietario di proporre una propria stima al Catasto - sul manufatto piuttosto bassa, defalcando sia l’estensione del bacino (si parla di 12 ettari) che la stessa diga, calcolata alla stregua di un vecchio muro senza valore. Il primo a reagire è stato il sindaco di Vallarsa Geremia Gios, il quale nella vita di tutti i giorni è docente di estimo catastale all’Università di Trento. Dal punto di vista tecnico, l’autovalutazione di Dolomiti Energia, assieme alla Provincia, aveva sollevato la perplessità del professore, ancor prima che quella del sindaco. Gios aveva impugnato la stima, che considerava troppo bassa, e ha coinvolto nell’azione legale sia il comune di Trambileno - su cui insiste buona parte del bacino - e di Terragnolo (sul cui territorio scorrono delle tubature a conduzione forzata). A sorpresa, il Tar ha dato ragione ai tre comuni “ribelli”: la stima è sottodimensionata e risente di alcuni gravi errori ed omissioni, che contrastano non con leggi di recente approvazione, ma con regolamenti di oltre 40 anni fa, che dovrebbero essere ben noti a chi istruisce la pratica.
Soddisfatta l’avvocato Maria Cristina Osele, che ha tutelato i tre comuni: «É una grande vittoria, che costituisce anche un precedente molto importante per ogni comune. I concessionari in Trentino pagano poco, anche in virtù di un accordo tra Dolomiti Energia e la Provincia. I comuni incassano cifre piuttosto modeste». Sul “quantum” è ancora prematuro: ora Dolomiti Energia dovrà rifare i calcoli. Ma secondo il legale la cifra dovuta sarà «almeno il triplo». Sui tempi però non c’è certezza: è probabile il ricorso del gestore al Consiglio di Stato.
Trentino, 19 aprile 2013
Vallarsa: la rendita catastale calcolata dalla Provincia è sbagliata
Il mito di Davide e Golia si ripete. Se non fosse davvero successo, in pochi avrebbero creduto nella vittoria di tre piccoli comuni della Vallarsa che si rivolgono al Tar sostenendo che la società concessionaria di un bacino idrico debba pagare un Imu proporzionale all’estensione del bacino artificiale stesso.
Ieri, 18 Aprile, il Tar ha accolto il ricorso di Trambileno, Vallarsa e Terragnolo contro Dolomiti Energia e la Provincia Autonoma si Trento: la società avrebbe infatti stimato un valore catastale del bacino artificiale di San Colombano molto inferiore a quello effettivo.
Ora il calcolo va ripetuto e Dolomiti rischia di dover versare cifre molto maggiori rispetto a quelle preventivate.
La rendita catastale calcolata dalla Provincia sulla diga di San Colombano è sbagliata. Ieri il Tar ha dato ragione al Comune di Vallarsa nel ricorso contro piazza Dante e i due concessionari della diga, Dolomiti Energia e Agsm. Ciò significa che fino a oggi alle amministrazioni della Valle del Leno sono stati versati meno tributi di quanto spettasse loro (il calcolo dell’Imu si basa infatti sulla rendita catastale).
Non si tratta certo solo di piccoli numeri: oggi il Comune il cui primo cittadino è Geremia Gios raccoglie circa ottomila euro l’anno per la centrale di San Colombano, ma includendo Vallarsa, Terragnolo e Trambileno la cifra dovuta sale fino a circa quarantamila euro l’anno. Se, come previsto dal sindaco e docente di estimo Gios, la valutazione corretta fosse tre volte quella finora stimata e se a questa si aggiungessero anche gli arretrati di almeno cinque anni, nelle casse dei tre municipi entrerebbero alcune centinaia di migliaia di euro.
La battaglia di Davide contro Golia è cominciata nel 2011, quando Gios si è reso conto che le stime sulla rendita
catastale della diga non erano corrette; infatti la cifra stabilita per il calcolo dell’Imu era troppo bassa: per la Provincia la diga di San Colombano, in quanto a rendita, valeva meno di un milione, mentre il sindaco riteneva tale valore sottostimato di almeno tre volte.
catastale della diga non erano corrette; infatti la cifra stabilita per il calcolo dell’Imu era troppo bassa: per la Provincia la diga di San Colombano, in quanto a rendita, valeva meno di un milione, mentre il sindaco riteneva tale valore sottostimato di almeno tre volte.
L’avvocato Maria Cristina Osele spiega che Gios aveva chiesto di accedere agli atti, ma il Catasto ha reso difficoltosa la visione dei documenti, per questo ha impugnato “alla cieca” il dato catastale ed anche l’accordo con il quale veniva deciso come eseguire il computo. Provincia, Dolomiti Energia e Agsm, secondo Gios, non potevano decidere come calcolare la rendita catastale senza coinvolgere i Comuni. Il Tar ha costretto la Provincia a rendere pubblici i conteggi così è stato fatto un ricorso per motivi aggiunti.
Nel calcolare la rendita delle particelle edificiali, secondo il sindaco di Vallarsa, il Catasto aveva fatto degli errori grossolani, con troppe voci che tendevano a ribassare il valore. Ad esempio non avevano computato come imponibile il bacino della diga, di circa 10 ettari. Inoltre, per deprezzare la rendita, veniva conteggiata la vetustà della struttura, un valore che per le dighe non deve essere invece considerato. «Abbiamo chiesto al Tar di applicare la nostra stima, che è almeno di tre volte maggiore rispetto a quella del Catasto e il tribunale ha accolto la nostra tesi», spiega Gios.
Una sentenza, quella pronunciata ieri dal Tar, che potrebbe coinvolgere, con un effetto a catena, un centinaio di Comuni Trentini (tanti quanti sono le dighe). Se per ciascuna diga i Comuni coinvolti richiedessero una revisione delle renditele cifre risultanti non sarebbero certo trascurabili per i concessionari come Dolomiti Energia.
«Si tratta di pagare il giusto alle comunità per i danni che le dighe causano. Ho calcolato che per la sola Vallarsa, ogni anno, la struttura produce danni ambientali per 150mila euro: parlo di modifiche del clima, di impatto visivo, di ostacolo alla biodiversità». Per le amministrazioni, soprattutto per quelle piccole (come Vallarsa, Terragnolo e Trambileno) i maggiori introiti legati alle nuove stime sarebbero una piacevole boccata di ossigeno.
Le entrate sarebbero ancora più corpose, perché, come nel caso delle Valli del Leno, ai municipi andrebbero versati anche sei anni di arretrati. «In base ai miei calcoli, ai Comuni trentini andrebbero 5-6 milioni
in più di tasse. Per me è una soddisfazione soprattutto aver dimostrato che nel valore di una diga va contato anche il suo bacino d’acqua», sottolinea sottolinea con soddisfazione Gios.
in più di tasse. Per me è una soddisfazione soprattutto aver dimostrato che nel valore di una diga va contato anche il suo bacino d’acqua», sottolinea sottolinea con soddisfazione Gios.
A CURA DI REDAZIONE CASETRENTINE.IT - FONTE L'ADIGE - QUOTIDIANO
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