venerdì 7 dicembre 2012

L'alternativa alle gestioni associate

Ecco di seguito il documento condiviso e firmato a Ravina da un centinaio di sindaci trentini e numerosi altri amministratori riguardo alle gestioni associate alla Comunità di Valle.



Ravina di Trento,
Sabato 1 dicembre 2012

Sindaci, assessori e consiglieri, in rappresentanza dei rispettivi comuni dichiarano che:
§  rientra nei loro obiettivi arrivare a gestioni efficaci ed efficienti dei servizi svolti dalle amministrazioni comunali in quanto miglioramenti delle procedure amministrative e riduzioni dei costi consentono di  garantire, anche in un periodo in cui la spesa pubblica deve essere ridotta, un’adeguata qualità della vita per la popolazione;
§  in tale logica vi è condivisione sulla necessità di adottare adeguate forme di innovazione, anche istituzionale, salvaguardando autonomia e ruoli di ogni livello di governo;
§  tali obiettivi devono essere raggiunti attraverso meccanismi adeguati che consentano di perseguire contemporaneamente riduzione dei costi, aumento della trasparenza dei processi decisionali, crescita della capacità di autogoverno, chiara individuazione di responsabilità, ruoli e compiti.
Se valutate in funzione di tali obiettivi le gestioni associate obbligatorie attraverso le comunità di valle, ivi comprese le prospettate segreterie collegiali per i comuni sotto i 2.000 abitanti, sono del tutto inadeguate e portano a risultati opposti a quelli che si dichiara di perseguire (costi più alti, aumento della burocrazia, riduzione della trasparenza dell’azione amministrativa, riduzione della possibilità di individuare in maniera univoca i responsabili delle procedure e dei risultati).
Le simulazioni proposte dalla P.A.T. ipotizzano una riduzione dei costi tra il 15% ed il 30%, ma le stesse non sono attendibili in quanto le riduzioni sono ottenute senza considerare:
§  malattie e congedi nel tempo lavorato per ogni figura professionale trasferita alla comunità;
§  tempi e costi delle trasferte del personale accentrato presso la comunità;
§  maggiori costi conseguenti gli inevitabili aumenti di indennità;
§  problemi organizzativi e costi aggiuntivi derivanti al comune in conseguenza del trasferimento di funzioni attualmente svolte, in un’ottica di flessibilità organizzativa, solo per una frazione dell’orario di servizio;
§  costi aggiuntivi derivanti dal venir meno della continuità di azione da parte del medesimo dipendente;
§  costi derivanti dall'esercizio delle funzioni obbligatorie associate (strutture, arredi, ecc),
e ipotizzando la sostituzione in percentuale irrealistica delle procedure informatiche destinate alla consulenza diretta e al supporto alle esigenze dei cittadini.
L'organizzazione proposta comporta:
§  un aumento della complessità burocratica, suddividendo il medesimo servizio in numerose funzioni attribuite a enti diversi, tanto che le procedure necessarie risulterebbero inevitabilmente più complesse di quelle in uso attualmente;
§  una riduzione inevitabile della trasparenza amministrativa, se non altro perché diventerebbe molto più difficile ripartire i costi congiunti;
§  l'impossibilità di individuare i responsabili del risultato in quanto il medesimo dipenderebbe dall’intervento di numerose figure coordinate da persone diverse.
Riteniamo per contro che sia possibile un modello alternativo che consente di raggiungere una riduzione dei costi, una riduzione della burocrazia, un aumento della trasparenza dell’azione amministrativa. Tale modello deve partire dalla convinzione che ciascun soggetto cresce e diventa responsabile se, definiti dei vincoli, può gestirsi responsabilmente nel rispetto della Costituzione e dello Statuto d'autonomia.

A tal fine è necessario:
§  semplificare le procedure, non complicarle;
§  basarsi su valutazioni complessive dei costi e non su analisi incerte che prendono in considerazione singoli aspetti senza tener conto del contesto generale;
§  partire dalla convinzione che riforme che mortificano il ruolo di amministratori e personale dei comuni non possono essere condivise e portano necessariamente al venir meno della capacità di identificarsi con le istituzioni. Questa è l’unica garanzia, a lungo termine, per perseguire da un lato sviluppo sostenibile e, dall’altro, il mantenimento e rafforzamento dell’autonomia anche provinciale. Siamo infatti convinti che l’autonomia resti solida se è generatrice d’autonomia.
Un modello alternativo a quello attualmente imposto richiede allora:
§  la definizione, con metodologie adeguate, di costi standard per le singole funzioni;
§  l’analisi delle ragioni degli scostamenti e, ove questi non fossero giustificati da ragioni oggettive, l’obbligo di adeguamento in un contesto di solidarietà fra comuni;
§  l’individuazione di obiettivi di risparmio accompagnati da meccanismi adeguati di verifica;
§  la libertà per le singole amministrazioni  di scegliere la strada più idonea per raggiungere tali obiettivi.
Tale strada in alcuni casi potrà essere l’unione di comuni, in altri la gestione associata “a geometria variabile”, vale a dire diversificata a seconda delle funzioni considerate, in altri casi ancora coinvolgendo, su base facoltativa, le comunità di valle.
Siamo convinti di essere amministratori responsabili che intendono garantire il maggior benessere possibile alle proprie comunità ricorrendo anche a una riduzione delle spese, come del resto dimostrato nei fatti negli ultimi anni a fronte di un calo dei trasferimenti delle risorse pari a oltre il 6%. Per questo diamo la nostra disponibilità a concorrere, con la concretezza della nostra esperienza e la conoscenza della realtà amministrativa che ci sono proprie, a definire un modello alternativo di contenimento della spesa rispetto a quello che attualmente ci vede soggetti obbligati.

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