La montagna e il reportage
Il Pasubio è un massiccio dai molti volti e come tutti i
volti porta i segni dalla propria natura e della propria storia. Potremmo
pensare a tutto questo come a una definizione di paesaggio nel suo senso più
ampio: ciò che resta del sedimento di secoli, di vite e generazioni, di lavoro,
di rapporto con la natura e la montagna, di tenace conquista di appezzamenti
coltivabili e di “passaggi” talvolta cruenti della storia.
Il Pasubio è elemento di separazione e unione. Antico
confine tra Impero Austroungarico e Regno d'Italia è oggi confine
amministrativo tra Trentino – Alto Adige e Veneto, ma questa montagna è anche
luogo di passaggio e comunicazione ed elemento che unisce i territori di paesi
e comuni che insistono sulle sue pendici e che da sempre hanno codificato
comportamenti sociali ed economici simili per convivere e sopravvivere nella
vita della montagna.
Il Pasubio è una terra alta che ha anche vissuto il dramma
di tanti altri luoghi montani del nostro Paese. Dalle cime infatti non scorre a
valle solo l'acqua o il legname, ma col tempo anche le genti (e i loro saperi) hanno seguito la stessa sorte
dei torrenti e hanno lasciato i paesi per le città e i poli industriali della
pianura. Un fenomeno diffuso ovunque e spesso pure raccontato basti pensare a
“Il popolo che manca” di Nuto Revelli.
Sono tante le cose che la montagna ha ceduto alla pianura
(in Italia la percentuale di territorio collinare e montano è quasi dell'80%) e
forse, tra le cose che la montagna può riconquistare c'è quella di essere un
luogo di “elezione e selezione” anche di esperienze culturali nuove e
innovative, di sperimentazioni di rapporti diversi con i luoghi, le persone e
la memoria.
Geografie sul Pasubio
vuole essere questo. Un piccolo progetto sulle molte forme con cui si possono raccontare i territori, i luoghi e ciò che
contengono o li attraversano: paesaggi, città, fiumi, persone, memorie,
animali, nature...
Un modo per confrontarsi con le vecchie e nuove geografie,
quelle delle mappe e quelle impalpabili e poco definibili che non si possono
mettere su carta.
Raccontare da un lato quello che è la montagna, quella meno
nota al turismo di massa, con la sua identità e la sua storia e dall'altro lato
trasformarla anche in luogo privilegiato per accogliere narrazioni di altri
luoghi, altri paesaggi, altre società...
Il tutto fatto con i linguaggi del reportage, portando fisicamente la gente e gli appassionati a
conoscere “le terre alte” e offrire loro spunti per conoscere altri luoghi.
Così tra i sentieri, i rifugi alpini, le malghe ma anche i paesi dei cinque
comuni del Pasubio ha preso forma un calendario di eventi, un ciclo di
proiezioni e una piccola scuola estiva di reportage e narrazione. Il tutto per
piccoli numeri, per persone curiose, disposte a usare testa e gambe per
inseguire le storie, le voci e i personaggi che possono dirci qualcosa che non
conosciamo e aprirci gli occhi.
È stato così ideato un percorso
di incontri unito da un trekking che partendo dal comune di Terragnolo
(Malga Bisorte) ha toccato quello di Trambileno e Vallarsa (malga Zocchi,
Rifugio Lancia, malga Boffetal) e Valli del Pasubio (Rifugio Papa) mentre
Posina si è raccontata con un itinerario tra gli antichi castagni assieme a un
grande esperto d'alberi come Tiziano
Fratus.
Nei quattro giorni di trekking i partecipanti – provenienti
da tutto il nord e centro Italia – hanno camminato insieme a giornalisti e
scrittori ed hanno incontrato nei vari rifugi e malge altri personaggi che
hanno portato la propria esperienza di reporter. Il tutto con uno sguardo
capace di mettere insieme il vicino e il lontano, il locale e il globale in un
continuo gioco di rimandi a volte serio a volte giocoso.
Il progetto promosso dai cinque Comuni del Pasubio (Posina, Terragnolo, Trambileno,
Vallarsa, Valli del Pasubio) in collaborazione con Keller editore ha proposto
una selezione di ospiti di primissimo piano: il grande fotoreporter turco Burhan Ozbilici, fresco vincitore del
World Press Photo 2017, Valerio Pellizzari storico inviato del giornalismo
italiano sui più caldi fronti degli ultimi decenni; Francesco Cataluccio che ha parlato della scuola di reportage
polacca e degli eredi di Ryszard Kapuściński; Marco Ansaldo inviato di Repubblica per la Turchia, Vaticanista e
docente di Giornalismo Estero alla LUISS di Roma; Martin Pollack uno dei maggiori scrittori e reporter dell’Europa
centro-orientale e Sandro Orlando –
reporter e giornalista per il gruppo RCS e viaggiatore di lungo corso – che ha
raccontato il reportage di viaggio. Tra gli altri ospiti anche l'attore Roberto Abbiati che ha collaborato con
il programma Viaggio nell’Italia del Giro della RAI che ha raccontato in modo
nuovo e diverso la provincia del nostro Paese. Con lui si è scoperto come
“Portare a casa l'insolito” quando si viaggia. A completare il ciclo di
incontri anche il racconto
dell'esperienza pluriennale dell'Atlante delle guerre con il giornalista Raffaele Crocco.
Sin da subito il progetto ha suscitato l'interesse delle
testate nazionali che hanno dedicato di propria iniziativa ampio spazio alla
proposta. Il Touring Club ha
inserito la notizia in risalto nel proprio mensile, ha mandato una newsletter
ai propri associati mentre La Repubblica
ha chiesto in esclusiva un testo di Martin Pollack sull'intervento che avrebbe
tenuto a Geografie del Pasubio riservandogli una pagina intera nell'inserto
Robinson di domenica 2 luglio. Ne hanno parlato ovviamente anche le testate regionali
di Trentino e Veneto e anche Radio 3 Rai
con un collegamento in diretta da Fahrenheit il 13 luglio dal Rifugio Papa sul
monte Pasubio il terzo giorno di Trekking. Importanti festival e premi come il
festival Vicino/Lontano e il Premio Terzani hanno promosso e fatto conoscere
l'idea.
Tutti i partecipanti al trekking così come i giornalisti e
gli ospiti hanno manifestato la volontà di partecipare a nuove proposte
auspicando una nuova edizione, trovando il tutto ben organizzato e soprattutto
nuovo e estremamente interessante.
A completare la proposta di Geografie sul Pasubio anche un
ciclo di proiezioni intitolato Luci sul
Pasubio, progettato con la collaborazione di Nuovo Cineforum Rovereto. Da
diversi anni ormai i cinema di paese hanno chiuso i battenti, ma la voglia di
vedere un film insieme non si è estinta. Luci sul Pasubio è una scommessa sul
potere del cinema di riunire una comunità attorno a delle storie in cui il
paesaggio è diventato un personaggio. Due appuntamenti estivi sono stati
proposti nel forte di Pozzacchio e a forte Maso mentre in autunno prenderanno
vita altre otto serate.
Per maggiori informazioni è possibile visitare il