lunedì 31 dicembre 2012

L'augurio del sindaco per il 2013

Tratto dall'ultimo numero di Vallarsa Notizie, ecco l'augurio del sindaco per l'anno nuovo:



Un felice e sereno 2013 
da tutto il gruppo Per la Valle e la sua Gente


venerdì 7 dicembre 2012

L'alternativa alle gestioni associate

Ecco di seguito il documento condiviso e firmato a Ravina da un centinaio di sindaci trentini e numerosi altri amministratori riguardo alle gestioni associate alla Comunità di Valle.



Ravina di Trento,
Sabato 1 dicembre 2012

Sindaci, assessori e consiglieri, in rappresentanza dei rispettivi comuni dichiarano che:
§  rientra nei loro obiettivi arrivare a gestioni efficaci ed efficienti dei servizi svolti dalle amministrazioni comunali in quanto miglioramenti delle procedure amministrative e riduzioni dei costi consentono di  garantire, anche in un periodo in cui la spesa pubblica deve essere ridotta, un’adeguata qualità della vita per la popolazione;
§  in tale logica vi è condivisione sulla necessità di adottare adeguate forme di innovazione, anche istituzionale, salvaguardando autonomia e ruoli di ogni livello di governo;
§  tali obiettivi devono essere raggiunti attraverso meccanismi adeguati che consentano di perseguire contemporaneamente riduzione dei costi, aumento della trasparenza dei processi decisionali, crescita della capacità di autogoverno, chiara individuazione di responsabilità, ruoli e compiti.
Se valutate in funzione di tali obiettivi le gestioni associate obbligatorie attraverso le comunità di valle, ivi comprese le prospettate segreterie collegiali per i comuni sotto i 2.000 abitanti, sono del tutto inadeguate e portano a risultati opposti a quelli che si dichiara di perseguire (costi più alti, aumento della burocrazia, riduzione della trasparenza dell’azione amministrativa, riduzione della possibilità di individuare in maniera univoca i responsabili delle procedure e dei risultati).
Le simulazioni proposte dalla P.A.T. ipotizzano una riduzione dei costi tra il 15% ed il 30%, ma le stesse non sono attendibili in quanto le riduzioni sono ottenute senza considerare:
§  malattie e congedi nel tempo lavorato per ogni figura professionale trasferita alla comunità;
§  tempi e costi delle trasferte del personale accentrato presso la comunità;
§  maggiori costi conseguenti gli inevitabili aumenti di indennità;
§  problemi organizzativi e costi aggiuntivi derivanti al comune in conseguenza del trasferimento di funzioni attualmente svolte, in un’ottica di flessibilità organizzativa, solo per una frazione dell’orario di servizio;
§  costi aggiuntivi derivanti dal venir meno della continuità di azione da parte del medesimo dipendente;
§  costi derivanti dall'esercizio delle funzioni obbligatorie associate (strutture, arredi, ecc),
e ipotizzando la sostituzione in percentuale irrealistica delle procedure informatiche destinate alla consulenza diretta e al supporto alle esigenze dei cittadini.
L'organizzazione proposta comporta:
§  un aumento della complessità burocratica, suddividendo il medesimo servizio in numerose funzioni attribuite a enti diversi, tanto che le procedure necessarie risulterebbero inevitabilmente più complesse di quelle in uso attualmente;
§  una riduzione inevitabile della trasparenza amministrativa, se non altro perché diventerebbe molto più difficile ripartire i costi congiunti;
§  l'impossibilità di individuare i responsabili del risultato in quanto il medesimo dipenderebbe dall’intervento di numerose figure coordinate da persone diverse.
Riteniamo per contro che sia possibile un modello alternativo che consente di raggiungere una riduzione dei costi, una riduzione della burocrazia, un aumento della trasparenza dell’azione amministrativa. Tale modello deve partire dalla convinzione che ciascun soggetto cresce e diventa responsabile se, definiti dei vincoli, può gestirsi responsabilmente nel rispetto della Costituzione e dello Statuto d'autonomia.

A tal fine è necessario:
§  semplificare le procedure, non complicarle;
§  basarsi su valutazioni complessive dei costi e non su analisi incerte che prendono in considerazione singoli aspetti senza tener conto del contesto generale;
§  partire dalla convinzione che riforme che mortificano il ruolo di amministratori e personale dei comuni non possono essere condivise e portano necessariamente al venir meno della capacità di identificarsi con le istituzioni. Questa è l’unica garanzia, a lungo termine, per perseguire da un lato sviluppo sostenibile e, dall’altro, il mantenimento e rafforzamento dell’autonomia anche provinciale. Siamo infatti convinti che l’autonomia resti solida se è generatrice d’autonomia.
Un modello alternativo a quello attualmente imposto richiede allora:
§  la definizione, con metodologie adeguate, di costi standard per le singole funzioni;
§  l’analisi delle ragioni degli scostamenti e, ove questi non fossero giustificati da ragioni oggettive, l’obbligo di adeguamento in un contesto di solidarietà fra comuni;
§  l’individuazione di obiettivi di risparmio accompagnati da meccanismi adeguati di verifica;
§  la libertà per le singole amministrazioni  di scegliere la strada più idonea per raggiungere tali obiettivi.
Tale strada in alcuni casi potrà essere l’unione di comuni, in altri la gestione associata “a geometria variabile”, vale a dire diversificata a seconda delle funzioni considerate, in altri casi ancora coinvolgendo, su base facoltativa, le comunità di valle.
Siamo convinti di essere amministratori responsabili che intendono garantire il maggior benessere possibile alle proprie comunità ricorrendo anche a una riduzione delle spese, come del resto dimostrato nei fatti negli ultimi anni a fronte di un calo dei trasferimenti delle risorse pari a oltre il 6%. Per questo diamo la nostra disponibilità a concorrere, con la concretezza della nostra esperienza e la conoscenza della realtà amministrativa che ci sono proprie, a definire un modello alternativo di contenimento della spesa rispetto a quello che attualmente ci vede soggetti obbligati.

lunedì 3 dicembre 2012

Rassegna stampa: l'incontro di Ravina


«La Provincia ci dica quanto risparmiare: decidiamo noi come»

All’incontro di Ravina le adesioni di 85 amministrazioni Simoni sotto accusa: «Consiglio delle Autonomie inutile»



      di Paolo Morando
      TRENTO. La richiesta è tutto sommato semplice. E ha una sua logica. Al nocciolo suona così: di fronte ai diktat di Roma, ad esempio sul taglio dei posti letto negli ospedali, la Provincia ha risposto no, caro Monti, tu indicaci gli obiettivi di risparmio, poi decideremo noi come raggiungerli. E così i Comuni sulle gestioni associate: no, caro Dellai, niente imposizioni, tu dacci i costi standard a cui allinearci e vedrai che ci adegueremo, ma gestendo noi i processi di riorganizzazione. Ora, immaginate una sala gremita di amministratori comunali: sindaci, assessori, consiglieri. In tutto circa 150 persone, con 69 Comuni rappresentati dal proprio sindaco o da suoi delegati. Aggiungete altre 16 adesioni ufficiali, giunte via mail, da parte di primi cittadini impossibilitati a partecipare. E i Comuni salgono così a 85. E immaginate soprattutto grandinate di applausi ogni volta in cui il nome del presidente del Consorzio dei Comuni e del Consiglio delle Autonomie, Marino Simoni, veniva citato dal palco. Attenzione: citato polemicamente. Non per il suo operato istituzionale, ma per come alla vigilia aveva liquidato l’iniziativa dei sindaci: «Io nelle sale delle Pro loco ci vado per le castagnate, non per discutere di politica». Tanto che più d’un sindaco, ieri, aveva seriamente pensato di presentarsi all’incontro proprio con un bel sacchetto di castagne. Scherno inutile: sono bastate le parole.
      Non sarebbe opportuno, né per Simoni né per la Provincia, prendere sottogamba quanto andato in scena ieri mattina a Ravina, nella sala Demattè. Dove al termine di una lunga serie di interventi a senso unico, con voto unanime è stato approvato un documento che, significativamente, si intitola “Il bene Comune”. Proposto all’assemblea dal sindaco di Vallarsa, l’economista Geremia Gios, è un testo articolato ma che, al tempo stesso, non dettaglia cifre, tempi e costi. Scelta non casuale: farlo avrebbe infatti dato il destro alla controparte, l’assessore provinciale agli enti locali Mauro Gilmozzi, per poter rilanciare con altri numeri, magari diversi dagli attuali, ma comunque numeri. E come tali stringenti. Invece no. Perché l’obiettivo è un altro: riportare la Provincia al tavolo di una trattativa con al centro la filosofia complessiva della “spending review” applicata ai Comuni. Ed è questo il cuore della questione: l’individuazione delle Comunità di valle come ambito della riorganizzazione. Una scelta ieri duramente contestata da tutti i sindaci che si sono avvicendati sul palco. Con pesanti interrogativi sul senso ultimo dell’ente intermedio, mai riempito di competenze e personale dirigenziale da parte della Provincia, ma “ripescato” ora come punto di riferimento. E con il senatore della Lega Nord Sergio Divina, seduto a fondo sala come osservatore, ad assentire soddisfatto: «Questa è musica per le mie orecchie». Quattro le linee di fondo individuate nel documento: una ridefinizione puntuale e attendibile dei costi standard, l’analisi delle ragioni degli scostamenti e l’obbligo di adeguamento in un contesto di solidarietà intercomunale, l’individuazione (e la successiva verifica) degli obiettivi di risparmio e, come detto in apertura, «la libertà per le singole amministrazioni di scegliere la strada più idonea per raggiungere tali obiettivi».
      C’è poi un’altra partita, gravida di conseguenze ad oggi imprevedibili. La “conta” dei sindaci ieri è arrivata a quota 85, ed è già un successo: benché i cinque Comuni oltre i 10 mila abitanti (Trento, Rovereto, Pergine, Arco e Riva del Garda) siano esclusi dalla “manovra” coattiva sulle gestioni associate, non siamo troppo lontani dalla metà dei 217 complessivi. E se altri se ne aggiungessero, come avvenuto già ieri pomeriggio a riunione conclusa? A Ravina, per dire, si è visto anche il sindaco di Pergine Silvano Corradi: che, pur non prendendo ufficialmente la parola, ha ammesso che i problemi ci sono. E che i vertici di Provincia e Consorzio dovrebbero dismettere gli elmetti per riprendere invece il confronto con i sindaci. Per non parlare della poltrona dello stesso Simoni. Ieri per la verità nessuno ne ha chiesto le dimissioni, né si è parlato di mozioni di sfiducia. Ma il problema della sua legittimazione alla guida delle municipalità è ora davvero sul tavolo. Anche per quanto ha spiegato il sindaco di Vigolo Vattaro Walter Kaswalder, promotore dell’adunata di ieri: una puntigliosa ricostruzione di come sia stato impossibile ottenere in sede di Consiglio delle Autonomie un incontro informativo sui contenuti del Protocollo, per discuterne a fondo collegialmente e magari, anche dopo l’approvazione in giunta, poter intervenire proponendo emendamenti alla Finanziaria. Ma si cercherà comunque di farlo: il documento approvato ieri sarà infatti inviato a tutti i consiglieri provinciali, sollecitandone il sostegno.
      I meccanismi procedurali (anzi: rappresentativi) che governano il Consiglio delle autonomie sono finiti nel mirino anche di Aurelio Gadenz, sindaco di Tonadico e presidente dell’Unione dell’Alto Primiero, esperienza virtuosa di gestione associata messa in piedi ormai da anni appunto da Tonadico, Siror e Sagron Mis: che dicendosi «indignato» dalle parole di Simoni si è anche lamentato del voto positivo sul Protocollo espresso dal sindaco di Cembra, rappresentante in giunta per i sindaci della fascia tra i mille e i 2 mila abitanti, «nonostante le mie osservazioni». Ma soprattutto concludendo così: «A che serve il Consiglio delle Autonomie se approva solo ciò che pretende la Provincia? Tanto vale farne a meno e trattare direttamente con Piazza Dante». E se non bastasse, un affondo personale in triplice copia a Dellai, Gilmozzi e Simoni: «Tutti ex sindaci, ma hanno dimenticato l’essenza di quella responsabilità». Applausi.
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